16 Gennaio 2019
Missione Medico/Scientifica in Madagascar
Ce l’ha fatta. Dopo diversi stop & go ed un mare di burocrazia, Vincenzo ce l’ha fatta. Vincenzo Aquaro è un giovane veterinario iscritto all’Ordine di Taranto, che ha deciso di dedicarsi ad un progetto particolarissimo, da svolgere in Madagascar, teso non solo alla cura delle Taratrughe, ma anche ad effettuare una ricerca scientifica sui derivati piastrinici e sulla parassitologia nei cheloni. Un tipo particolare, Vincenzo. Già dalla sua scelta di abbandonare la sua terra natia, non per le luci scintillanti della Gran Bretagna (Brexit o non brexit, rimane, tra i giovani, una delle mete preferite) o della Spagna, bensì per il caldo intenso e per le strade polverose e povere del Madagascar. Povere, sì, perchè quella è una terra ricca di Natura, ma resa povera dall’uomo. Il turismo arriva solo in poche parti dell’isola; lì dove c’è, lascia solo mance agli indigeni, e rifiuti da smaltire non si sa dove, fra cui la plastica che l’Oceano abbandona sulle spiagge, ricoprendola.
Vincenzo è a MahaJanga: la sua missione principale è quella di dare una impostazione tecnico-scientifica alle strutture del nuovo parco “Tortues Mada Park” (norme igieniche, locali per la quarantena ecc.). Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, questo progetto, di cui il nostro Vincenzo Aquaro è protagonista, non è ben finanziato e pensare ad una vita in Madagascar come ad una esperienza dilettevole o ad un soggiorno esotico, potrebbe essere fuorviante: un giaciglio sul quale dormire, un tetto sulla testa ed un appannaggio che noi considereremmo “non congruo” alla professionalità di un Medico Veterinario, è quanto sia stato offerto a Vincenzo. Eppure, avreste dovuto vedere la luce che brillava nei suoi occhi prima di partire, quando ancora era incerto sulla presenza o meno del microscopio. E da qui si può continuare ad intuire la persona: un veterinario innamorato del proprio lavoro, che si sente in gabbia se si concepisce nel chiuso di un ambulatorio, che preferisce andare “sul campo”, anzi, montare il campo, esserne la guida ed il faro, piuttosto che svolgere il rispettosissimo mestiere di medico veterinario per animali di compagnia, come noi lo conosciamo. Insomma, ogni mattina, come si suol dire, “coltello fra i denti” e via, in una jungla che non è quella delle nostre città, ma una jungla vera, seppur non manchino anche lì, le trappole soporifere di una burocrazia lenta e macchinosa.
Sono rimasto colpito da questo veterinario e mi sono ripromesso di aiutarlo. Pertanto ne scrivo. Segnalo inoltre il sito che si occupa del progetto che è http://www.tartaclubitalia.it e invito infine altri Veterinari a scrivere se, colpiti da questo articolo o dal progetto o dalla passione per le tartarughe, avessero il desiderio di aiutare Vincenzo con la propria esperienza, con utensìli scientifici in disuso o in qualunque altro modo possa venire in mente.
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